Giovedì 29 settembre 2022, alle ore 18.00, sul canale YouTube UNISANNIO, Eva Cantarella, Luigi Garofalo, Massimo Miglietta e Aglaia McClintock discutono con l'antropologo Maurizio Bettini sul saggio "Roma, città della parola. Oralità, Memoria, Diritto, Religione, Poesia", Torino, Einaudi, 2022.

Pur conoscendo la scrittura i Romani non considerano la parola scritta il mezzo più adatto per affidarvi non solo molte delle norme che costituiscono la loro struttura sociale, ma per molti secoli le loro stesse storie. La parola orale era quella cui erano destinate le manifestazioni più importanti della loro società: versi poetici e versetti giuridici. Poeti e giuristi a Roma si servivano di parole allitteranti in grado di distinguerle da ogni altra. Il Romano antico viveva in un mondo di parole risonanti, di voci e di allitterazioni. La parola orale, formale e ritualizzata, fu in grado in quel tempo lontano di servire le ragioni del diritto e dell’epica correndo veloce (nonostante il formalismo) dietro a una società in espansione e in evoluzione.